La Storia
Ma che stamo a fa'?
Il famoso zoologo e antropologo Desmond Morris sosteneva che le mani sono per gli esseri umani come la bacchetta di un direttore d’orchestra, con cui dirigiamo il ritmo e il significato delle parole.
Forse gli italiani potrebbero essere i migliori direttori d’orchestra del mondo. In genere, infatti, gli stranieri arrivano alla semplice conclusione che gli italiani parlano con le mani.
Qual è la storia dietro alla nostra gestualità?
In realtà è probabile che la vista abbia da sempre costituito una parte completiva dell’udito nei processi comunicativi, e che dunque la comunicazione sia stata da sempre multimodale. Alcuni studiosi sostengono che il linguaggio si sarebbe evoluto a partire proprio dalla gestualità, con una graduale transizione dal predominio visivo a quello parlato.
Ci sono diverse teorie sull’origine della nostra forte gestualità:
La prima teoria ci porta indietro nel tempo fino agli antichi greci, pionieri del linguaggio gestuale. Infatti, si suppone che furono proprio i greci che colonizzarono l’Italia meridionale a introdurre i gesti nel nostro linguaggio. Per questo nel sud Italia si gesticola molto di più che al nord.
La seconda teoria ipotizza che gli italiani abbiano sviluppato una forma alternativa di comunicazione tra il XIV e il XIX secolo, quando vivevano sotto l’occupazione di altri popoli come spagnoli, austriaci e francesi.
La terza teoria fa riferimento alla grande vastità di dialetti nella nostra penisola. Infatti, prima dell’unità linguistica, le comunità parlavano in dialetti diversi ed era difficile comunicare; per questo grazie ai gesti riuscivano a farsi comprendere più facilmente.
La quarta teoria ipotizza che grazie alle famose “maschere” della Commedia dell’Arte, espressione teatrale nata in Italia nel XIV secolo che valorizzava la mimica e i gesti dell’arte comica, i gesti utilizzati sul palco siano poi stati integrati nel nostro parlato quotidiano.
Er core nun se sbaja
Il fatto che noi italiani gesticoliamo tanto è diventato ormai un fatto di cultura popolare. Questa cosa ci fa ridere, perché effettivamente da fuori può sembrare che siamo in costante stato di agitazione, però ci fa anche riflettere sul quanto i gesti siano parte di noi e della nostra cultura. Andiamo fieri di questo nostro tratto caratteristico, nonostante sappiamo anche prenderci in giro per le nostre esagerazioni continue.
Allora a cosa serve agitarsi tanto quando si parla?
Le parole non sono sufficienti?
Naturalmente le parole sono sufficienti, ma perché limitarsi alle parole quando possiamo usare tutto il corpo?
Il gesto non sostituisce la parola, ma la arricchisce.
È un linguaggio parallelo, che aggiunge sfumature o cambia il significato del nostro discorso. Provate a parlare senza muovere un muscolo: la vostra voce sarà monotona e insignificante; e se si conosce anche lontanamente la nostra cultura si sa che abbiamo un fuoco, una passione dentro per cui non potremmo mai rinunciare ad accogliere e coinvolgere chi ci sta di fronte anche con i gesti.
La Storia
Ma che stamo a fa'?
Il famoso zoologo e antropologo Desmond Morris sosteneva che le mani sono per gli esseri umani come la bacchetta di un direttore d’orchestra, con cui dirigiamo il ritmo e il significato delle parole.
Forse gli italiani potrebbero essere i migliori direttori d’orchestra del mondo. In genere, infatti, gli stranieri arrivano alla semplice conclusione che gli italiani parlano con le mani.
Qual è la storia dietro alla nostra gestualità?
In realtà è probabile che la vista abbia da sempre costituito una parte completiva dell’udito nei processi comunicativi, e che dunque la comunicazione sia stata da sempre multimodale. Alcuni studiosi sostengono che il linguaggio si sarebbe evoluto a partire proprio dalla gestualità, con una graduale transizione dal predominio visivo a quello parlato.
Ci sono diverse teorie sull’origine della nostra forte gestualità:
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La prima teoria ci porta indietro nel tempo fino agli antichi greci, pionieri del linguaggio gestuale. Infatti, si suppone che furono proprio i greci che colonizzarono l’Italia meridionale a introdurre i gesti nel nostro linguaggio. Per questo nel sud Italia si gesticola molto di più che al nord.
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La seconda teoria ipotizza che gli italiani abbiano sviluppato una forma alternativa di comunicazione tra il XIV e il XIX secolo, quando vivevano sotto l’occupazione di altri popoli come spagnoli, austriaci e francesi.
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La terza teoria fa riferimento alla grande vastità di dialetti nella nostra penisola. Infatti, prima dell’unità linguistica, le comunità parlavano in dialetti diversi ed era difficile comunicare; per questo grazie ai gesti riuscivano a farsi comprendere più facilmente.
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La quarta teoria ipotizza che grazie alle famose “maschere” della Commedia dell’Arte, espressione teatrale nata in Italia nel XIV secolo che valorizzava la mimica e i gesti dell’arte comica, i gesti utilizzati sul palco siano poi stati integrati nel nostro parlato quotidiano.
Er core nun se sbaja
Il fatto che noi italiani gesticoliamo tanto è diventato ormai un fatto di cultura popolare. Questa cosa ci fa ridere, perché effettivamente da fuori può sembrare che siamo in costante stato di agitazione, però ci fa anche riflettere sul quanto i gesti siano parte di noi e della nostra cultura. Andiamo fieri di questo nostro tratto caratteristico, nonostante sappiamo anche prenderci in giro per le nostre esagerazioni continue.
Allora a cosa serve agitarsi tanto quando si parla?
Le parole non sono sufficienti?
Naturalmente le parole sono sufficienti, ma perché limitarsi alle parole quando possiamo usare tutto il corpo?
Il gesto non sostituisce la parola, ma la arricchisce.
È un linguaggio parallelo, che aggiunge sfumature o cambia il significato del nostro discorso. Provate a parlare senza muovere un muscolo: la vostra voce sarà monotona e insignificante; e se si conosce anche lontanamente la nostra cultura si sa che abbiamo un fuoco, una passione dentro per cui non potremmo mai rinunciare ad accogliere e coinvolgere chi ci sta di fronte anche con i gesti.